PROGETTO DI VALORIZZAZIONE STORICO - DIDATTICA
Immediatamente
a nord del laghetto per la pesca sportiva si alza un terreno alluvionale
sul quale emergono per un altezza di circa m. 2 ruderi di antichi
muri, attribuiti dalla storiografia locale al castello di Cervidone.
Di fatto la parte rilevata a terrazzo conserva tuttora la denominazione
‘ A Castella . Nell’area immediatamente antistante i ruderi, le
annuali arature hanno portano in superficie frammenti di vasellame
e di tegole sia dell’epoca romana che di quella medioevale, testimonianze
tutte che hanno indotto la Sovrintendenza Archeologica delle Marche
a includere il sito nel novero delle aree archeologiche recepite
anche a livello di pianificazione comunale dall’ultimo Piano Regolatore
adottato dal comune. Alcuni materiali provenienti dal pianoro
sono conservati nei locali del Museo archeologico Statale di Cingoli.
Il castello di Cervidone, noto dai documenti fin dai primi anni
del sec. XIII fu, insieme al vicino castello di Arcione ( oggi
identificabile con la frazione del comune di Cingoli denominata
San Vittore), posseduto dalla potente famiglia Cima, destinata
a ricoprire un ruolo di primo piano nella storia del comune di
Cingoli. Inurbatasi infatti entro la cinta muraria cittadina intorno
alla seconda metà del secolo, questa famiglia rimase saldamente
al potere a titolo di Vicaria Pontificia per tutto il periodo
che va dal 1340 ca. fino al 1450 ca..
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Alle
spalle del lago per la pesca sportiva è visibile il rilievo
boscoso sul quale insistono i resti del Castello di Cervidone
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Presumibilmente si deve proprio alla grande influenza della famiglia
Cima, che portò a Cingoli antiche tradizioni riguardanti le zone di
origine della stessa (identificabili nelle attuali due aree archeologiche)
il fatto che a partire dal 1340 ca. lo stemma del comune cingolano
, fino ad allora costituito dall’effigie del patrono Sant’Esuperanzio
stante su sei monti, fu sostituito con quello che vede tre monti ai
cui lati si trovano due cervi salienti. Evidentemente alla località
Cervidone la pubblica amministrazione cingolana attribuiva una notevole
importanza, se furono avanzati addirittura, come risulta dalla storiografia
seicentesca, dei collegamenti con la figura di Tito Labieno, luogotenente
generale di Cesare nelle Gallie e munifico benefattore di Cingoli,
di cui era originario. Queste basi storico-archeologiche costituiscono
i presupposti per una valorizzazione del sito archeologico in questione,
operazione questa che potrebbe svilupparsi secondo più linee guida.
Unitamente all’ inizio di una campagna di scavi che potrebbe permettere
di riportare alla luce ulteriori testimonianze delle vicende storiche
che si susseguirono in questo luogo, e per permettere la quale sarebbe
importante circoscrivere in qualche molto il sito archeologico, sarebbe
opportuno realizzare interventi che diano la possibilità, sulla scorta
del modello vincente dei parchi a tema ( seppure in scala notevolmente
ridotta), di vedere riprodotta dal vero una realtà d’altri tempi.
La realizzazione in un luogo adiacente a quello del sito archeologico
della riproduzione di un piccolo insediamento rurale del medioevo,
sulla base di informazioni e consulenze di studiosi del settore, potrebbe
costituire un momento conoscitivo di grande suggestione sull’immaginario
di fruitori particolarmente predisposti, come scolaresche e studenti
, permettendo loro un confronto diretto con uno stralcio di realtà
d’altri tempi, ben più efficace di qualsiasi testo o lettura sull’argomento.
Inoltre sarebbe da considerare anche la possibilità di utilizzare
parte dei grandi spazi pianeggianti sottostanti per l’organizzazione
di rievocazioni storiche medievali o tornei cavallereschi, che permettano
di gettare uno sguardo indagativo su costumi e figure di un’epoca
passata, che furono loro malgrado importanti per la futura storia
della città di Cingoli. |
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