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PIANTUMAZIONE DI ESSENZE ARBOREE E ARBUSTIVE TIPICHE DELLA ZONA E COLLABORAZIONE CON IL DIPARTIMENTO DI BOTANICA DELL’UNIVERSITA’ DI CAMERINO

Pur essendo indubbio che il paesaggio agrario è la componente più cospicua del territorio marchigiano, con la maggior parte delle aree costituita da superfici coltivate grazie alle ampie zone di fondovalle e alla morfologia piuttosto dolce di molti dei rilievi collinari, esistono ancora zone boschive relitte laddove la locale morfologia del territorio non ha permesso disboscamenti a scopo agricolo o pascolivo. Non mancano poi alcuni appezzamenti di terreni incolti, scarpate e fossi che contribuiscono a rendere il territorio meno monotono. Ad una scala molto ridotta questa situazione si può ritrovare nell’ambito dell’azienda agricola in esame. Degli antichi boschi che un tempo ricoprivano questi territori rimangono elementi arborei raggruppati presso le abitazioni rurali qui presenti tra cui è predominante la roverella (Quercus pubescens). Con l’obiettivo di ricostituire in parte l’antico paesaggio agreste e di incrementare l’attuale consistenza numerica degli esemplari arborei presenti sul territorio della tenuta si è proceduto in un recente passato alla piantumazione di circa 1600 giovani esemplari di essenze arboree tipiche quali roverelle ( Quercus pubescens) che rappresentano la specie dominante il piano collinare e la cui corteccia contiene il 15% di tannini, lecci ( Quercus ilex ), le cui ghiande erano utilizzate per l’alimentazione del bestiame ma anche (ad esempio durante l’ultima guerra) dall’uomo sia crude che cotte o torrefatte come surrogato del caffé, carpini ( Ostrya carpinifolia ) da sempre utilizzati per la produzione del carbone e olmi ( Ulmus minor ) che da sempre costeggiano le strade poderali ma dei

 

Esemplare secolare di quercia
 
quali ne sono rimasti ben pochi dopo che sono stati attaccati da un fungo che ha parassitato questi alberi andando ad insediarsi nei vasi del legno impedendo così il passaggio della linfa. Si procederà inoltre alla messa a dimora lungo tutto il perimetro dell’azienda di siepi formate da arbusti e liane che da sempre hanno separato i vari appezzamenti coltivati. A questo scopo le specie più indicate sembrano essere i biancospini ( Craegus oxycanta ), prugnoli selvatici ( Prunus spinosa ), rovi ( Rubus fruticosa )e olmi. Ovviamente non verranno dimenticati i piccoli frutti di sottobosco quali more, lamponi e fragole che, essendo piantine di natura selvatica, vegetano spontaneamente, in zone collinari, su terreni acidi e freschi, a una altezza che può andare dai 600 slm , nel caso del rovo, ai 1000slm, nel caso del mirtillo. E’ intenzione inoltre dei gestori dell’azienda di avvalersi della consulenza dell’Università degli Studi di Camerino e di procedere all’instaurazione di rapporti di collaborazione con il Dipartimento di Botanica della stessa, prevedendo fin d’ora la eventualità di riservare determinati appezzamenti di terreno agli scopi scientifici e di ricerca. Come ulteriore possibilità di diversificazione dell’attività produttiva è in programma la messa a dimora di alberi di ciliegio e di amarena da utilizzare per la produzione di miele contestualmente all’installazione di arnie . La commercializzazione di questo alimento rappresenta un’altra delle possibili attività da avviare sull’onda della crescente rivalutazione di questo vitale prodotto ricco di virtù salutari e di pregiate qualità organolettiche. In ultimo si intende procedere all’impianto di un uliveto, viste le favorevoli caratteristiche ambientali della zona del cingolano, nella quale sono concentrati insieme alla provincia di Ascoli Piceno, il 70% degli impianti della regione, allo scopo di soddisfare i bisogni interni dell’azienda e di commercializzare un eventuale surplus di produzione. I test chimici ed organolettici effettuati testimoniano la grande qualità dell’olio extravergine di oliva marchigiano in cui prevale il gusto dolce e leggero, mediamente fruttato, talora con un gradevole sentore di amaro e piccante. Qualità che hanno portato a questo olio riconoscimenti internazionali e consensi crescenti Nelle aree da destinare a pascolo e a prato verranno seminate erbe selvatiche tipiche utilizzate da sempre nella tradizione gastronomica contadina, quali la cicoria selvatica, nel dialetto locale chiamata grugno, la pimpinella e altre conosciute con i nomi locali di scaccialepri, mastrici, grespigne, ecc. Questo allo scopo di contribuire a quella riscoperta degli antichi sapori e delle abitudini di vita di un tempo ormai trascorso, che sembra essere diventata uno dei punti di attrazione del nuovo modello di turismo rurale.